BONIFORTI E BALLERIO: La Storia di un’Innovazione nella Fotografia
Carlo Boniforti, artigiano e costruttore di fotocamere, iniziò la sua attività nel settore delle riparazioni e costruzione di apparecchi fotografici negli anni tra le due guerre mondiali. Un’importante realizzazione di questo periodo fu il “Magazzeno Boniforti” del 1930, un sistema innovativo per la sostituzione delle lastre fotografiche. Il magazzino, progettato per essere applicato agli apparecchi a lastre, permetteva di contenere 12 o 24 lastre rigide, consentendo di sostituire facilmente una lastra impressionata con una vergine, anche in piena luce, con pochi e semplici movimenti. Durante questo periodo, Boniforti lavorava con l’aiuto dei figli.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Agostino Ballerio si unì all’attività e, nel 1947, i due soci collaborarono alla creazione della fotocamera Perseo. Nel 1948, Carlo Boniforti morì all’età di 77 anni, ma l’attività della sua azienda continuò sotto la guida di Ballerio e dei figli.
La Fotocamera Perseo
La Perseo era un apparecchio fotografico che si ispirava alla Leica, progettato per utilizzare pellicole 35mm con un formato 24×34 mm. Il design includeva ottiche intercambiabili con passo a vite 39×1 e la possibilità di scegliere tra una versione senza telemetro o con telemetro accoppiato per la messa a fuoco.
L’otturatore a tendina della Perseo era capace di tempi da 1/20 fino a 1/1000 secondi, più la posa B, ma non era dotato di sincronizzazione per il flash. L’obiettivo in dotazione era un 50mm f/3.5, denominato anch’esso Perseo, con diaframma regolabile tra f/3.5 e f/18. Successivamente, venne offerta anche con l’obiettivo Rodenstock 50mm f/2.
Nel 1949, l’apparecchio subì alcune modifiche estetiche e venne prodotto in un’unica versione con telemetro accoppiato. Si stima che circa 250 esemplari della Perseo furono prodotti in tutte le sue varianti, con quella senza telemetro considerata la più rara.
La Fotocamera Photocrome
Nel 1955, utilizzando un corpo macchina Perseo, Ballerio sviluppò un prototipo di fotocamera tricromatica chiamato Photocrome. Questo apparecchio, destinato probabilmente a un grosso distributore estero, utilizzava pellicole formato 35mm, ma ogni scatto era suddiviso in un fotogramma principale da 24×24 mm e tre piccoli fotogrammi 7×10 mm, uno per ogni colore primario (rosso, giallo, blu). Ogni fotogramma era filtrato tramite uno dei tre colori. Tuttavia, il Photocrome non fu mai prodotto in serie.
Le Fotocamere KOBELL
Nel 1952, la Boniforti & Ballerio iniziò la produzione della Kobell, una fotocamera per il formato 6×9 cm. Questo apparecchio poteva utilizzare lastre, filmpack o pellicola grazie ai dorsi intercambiabili forniti. L’ottica era intercambiabile e veniva fornita con obiettivi da 65 mm a 360 mm, ciascuno con il proprio otturatore centrale. I tempi di esposizione variavano da 1 secondo a 1/500 secondi, con pose B, T e sincronizzazione per il flash.
Nel 1954, fu realizzata una versione più economica della Kobell, priva dell’otturatore a tendina. La fotocamera era dotata di un telemetro accoppiato per la messa a fuoco e includeva un mirino a cannocchiale con correzione del parallasse o un mirino sportivo. La Kobell Film, presentata nel 1955, era un’evoluzione della Kobell, con una pellicola 120 e un formato particolare di 6×7.5 cm (in realtà 5.4×7.2 cm). Questo formato permetteva di ottenere 10 fotogrammi per rotolo e veniva venduta anche con il nome Kobell Press in Argentina. Si stima che siano stati prodotti circa 400 esemplari delle fotocamere Kobell.
L’Ultima Creazione: La Linear
Nel 1967, Agostino Ballerio progettò la Linear, una fotocamera professionale 9×12 cm per lastre e pellicole piane. Realizzata in lega leggera, la Linear offriva una serie di allungamenti e basculaggi per una maggiore flessibilità. Il modello era dotato di un obiettivo Schneider Symmar 150/5.6 montato su otturatore centrale Sincro Compur, con tempi che variavano da 1 secondo a 1/400 secondi, più la posa B, T e sincronizzazione per il flash. Nonostante la qualità e l’innovazione, la Linear non ebbe il successo sperato, e si stima che siano stati prodotti solo una ventina di esemplari.
Luciano Giachetti e la Kobell
Luciano Giachetti, noto anche come Lucien, fu un fotografo che si distinse nel panorama della fotografia professionale, in particolare durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. La sua Leica divenne uno strumento insostituibile durante la guerra e nella Resistenza. Quando le esigenze fotografiche cambiarono nel dopoguerra, Lucien decise di progettare una fotocamera che combinasse il formato medio della Rolleiflex con la flessibilità delle ottiche intercambiabili della Leica.
Con l’aiuto dell’artigiano Boniforti, e dopo un anno di sviluppo, Giachetti realizzò la Kobell. Questa fotocamera, pensata per il fotoreportage giornalistico, fu prodotta in circa 500 esemplari e divenne un’icona tra i fotografi professionisti, grazie alla sua capacità di combinare la versatilità delle ottiche intercambiabili con il formato medio.
Quale fotocamera usava Mario Giacomelli ?
Giacomelli/Burri. Fotografia e immaginario materico di Stefano Marcovaldi
La macchina usata da Giacomelli era una Kobell Press del 1955, obbiettivo Voigtlander Color-Heliar 1:3,5/105, comprata da Tarini a Milano.