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FAF – Fabbrica Apparecchiature Fotografiche

La Storia di tutte le Leica venete inizia proprio da questa azienda. Alcuni dirigenti e alcuni operai nel corso del tempo si divideranno ma la maggior parte di loro rimarranno in contatto e alcuni fonderanno nuove società e produrranno fotocamere come la Sonne, l’Afiom, la Taft la Vestacrom e molte altre. 

Alla fine della seconda guerra mondiale l’industria tedesca leader mondiale delle apparecchiature e ottiche fotografiche risulta gravemente danneggiata e stenta a ripartire. Aproffitando del fatto che i brevetti tedeschi sono considerati decaduti, alcune aziende italiane cominciano a costruire modelli simili alle Leica anteguerra, sfruttando impianti produttivi per l’industria bellica che devono essere riconvertiti.

A Pordenone negli ultimi anni della guerra era stato spostato per motivi di sicurezza un reparto di strumenti per la misurazione ottica delle Officine Galileo di Firenze.

I soci fondatori della FAF a casa di Martini

Alla Galileo ormai smobilitata lavoravano due toscani, Cesare Conti e Raffaello Nuti, che una domenica pomeriggio dell’estate del ’46 si incontrano con 3 pordenonesi intorno a un tavolo della trattoria “Nave”. I pordenonesi sono Antonio Gatto, titolare di un officina di lavorazioni meccaniche e genero della proprietaria della trattoria, presso la quale nel retrobottega aveva il laboratorio, Mario Severa, fotografo e inventore con negozio in corso Garibaldi, Umberto Martini commerciante di calzature. A inizio anno del 1947 i 5 costituiscono la società F.A.F (Fabbrica Apparecchiature Fotografiche) con sede in via Mazzini presso i magazzini della cartoleria Sacilotto che rimarrà attiva fino al 1949. Altro personaggio importante che poi ritroveremo in altre aziende è Lino Muccin, operaio all’epoca ma poi inventore e protagonista della Vestacrom e altre fotocamere.

Gli apparecchi vengono venduti direttamente nel negozio di Mario Severa e tramite Martini dai grossisti della regione. Per la distribuzione sul mercato nazionale ci si affida al grossista veneziano Giorgio Moretti. Nasce così la fotocamera Acies, che ha il doppio formato, 24×36 e 18x24cm, salutata con curiosità dalla rivista Progresso Fotografico del giugno 1947 e presentata a settembre alla prima fiera di Pordenone.

Il progetto di questa e delle successive Acies la IIb e la IIIb viene affidato al geometra Nico Boemo. Le tre macchine hanno prestazioni e prezzi medio bassi.

In totale vengono prodotte circa 1000 pezzi dei tre modelli:

ACIES I – 300 pezzi

Acies II – 300 pezzi

Acies III – 400 pezzi

Il primo modello aveva le seguenti caratteristiche:

– Doppio formato del negativo, 24×36 e 18×24 mm, su pellicola cinematografica 35 mm in caricatori standard – Obiettivo Elinar 50/4,5, a due lenti, intercambiabile con passo a vite
– Otturatore a 4 velocità , da 1/20 a 1/150, più la posa B
– Questo modello portava incisa sulla calotta la scritta PAT N.25025

Il secondo modello, Acies II aveva le seguenti caratteristiche:
– Un solo formato del negativo, 24×36 mm, su pellicola cinematografica 35 mm in caricatori standard – Obiettivo Elinar 50/4,5, a due lenti, intercambiabile con passo a vite
– Otturatore a 5 velocità , da 1/20 a 1/300, più la posa B
– Questo modello portava incisa sulla calotta la scritta PAT N.25023

Le differenze tra Acies II e Acies III erano minime, in pratica era lo stesso apparecchio con alcune scritte differenti; sul cosidetto modello III era assente il nome del fabbricante.

L’obiettivo dei nostri è più ambizioso, creare un prodotto simil Leica, ma a un prezzo inferiore e migliorando il suo punto debole, cioè il sistema di caricamento del rullino.

Pensano una fotocamera simile alla Leica marcata FAF un apparecchio simile alla futura Sonne IV (unica differenza le finestre del telemetro che in questo caso sono rettangolari anziché tonde); il progetto però fu abbandonato dopo la costruzione di pochi prototipi (forse due o tre esemplari).

Lo testimonia l’immagine pubblicata sul libro Leica Copies di HPR del prototipo di una fotocamera marcata FAF con matricola 00001 e l’aspetto molto simile a quello della Sonne IV.

Nei primi mesi del 1949 i due soci principali Gatto e Severa decidono di liquidare la FAF e continuare ognuno per proprio conto.

Mario Severa fondò sempre a Pordenone la AFIOM (Apparecchi Fotografici Industria Ottica Meccanica) chiamando a collaborare Raffaello Nuti e alcuni operai della FAF, da questa azienda nasceranno le Kristall e le Wega.

Antonio Gatto, affiancato dall’ottico Cesare Conti, continuò l’attività nella sua officina di Pordenone costruendo le Sonne

Luigi Turrin, ex operaio FAF, fondò a Cordenons, comune limitrofo a Pordenone, una piccola azienda denominata TAFT (Turrin Apparecchi Fotografici Tipici) a cui possono essere attribuite alcune fotocamere finora prive di paternità, come la Microlux I, la Microlux II Zoe, la KIN, la KS2 e la K3S.

Anche Cesare Conti intorno alla metà degli anni 50 nel suo laboratorio di fotoriparatore realizzò alcune semplici fotocamere copie della Bencini Comet II, la K2 e la K2S.

Infine possiamo ricordare Lino Muccin, ex dipendente delle Officine Gatto, che con il collega Mario Brunetta ideò e costruì i prototipo della Vestacrom, una copia Leica a basso costo da fabbricare forse presso le stesse Officine Gatto. Sarebbe dovuta entrare in produzione nel 1953 ma poi le Officine Gatto cessarono la produzione di fotocamere ed anche un altro finanziatore ritirò il proprio appoggio determinando la fine del progetto.

Queste informazioni mi sono state rese dal Sig. Gianni Pignat fotografo e figlio di Gino Pignat testimone e consulente dell’epoca del Cav. Gatto.