SAN GIORGIO S.I.P.A.
La Società Anonima Industriale San Giorgio nacque a Genova nel 1905 inizialmente per produrre “automobili marittime e terrestri” ma subito dopo la nascita si orientò verso la meccanica di precisione e l’ottica costruendo sistemi di puntamento per artiglieria.
Nel primo dopoguerra iniziò ad occuparsi anche di elettromeccanica per usi sia militari che civili. Nel 1929 venne creata una sezione di progettazione ottica con finalità non solo militari e tra l’altro venne realizzato un prototipo di fotocamera a lastre formato 15×15 cm.
Le dimensioni della San Giorgio continuarono a crescere; nel 1941 aveva 6 stabilimenti e 8000 dipendenti, alla fine della seconda guerra mondiale i dipendenti erano 12000.
Nel 1945 come altre grosse realtà industriali che avevano avuto nelle forniture belliche la maggior fonte di reddito anche la San Giorgio si trovò nella necessità di convertire la propria produzione da militare a civile e cercare così di continuare a dare lavoro alle proprie maestranze.
Nello stabilimento di Sestri Ponente già a partire dal 1942 furono preparati i primi progetti per la realizzazione di alcune fotocamere e a partire dal 1945 tali progetti furono completati con la realizzazione dei primi prototipi.
L’ufficio tecnico che si occupava della progettazione delle fotocamere era guidato dall’Ing. Bruscaglioni che era un sostenitore dei prodotti miniaturizzati, fu così che il primo progetto a cui si mise mano fu quello di una microcamera per formato 15×15 mm su pellicola speciale in rulli con supporto in carta (tipo 127) che venne chiamata PARVA.
La Parva montava un obiettivo San Giorgio Essegi da 20 mm 1:3,5 con messa a fuoco da 30 cm all’infinito e con regolazione del diaframma da 1:3,5 a 1: 9; l’otturatore a tendina consentiva 3 velocità (1/40, 1/100 e 1/150) più la posa B. Con la fotocamera venne progettato anche un piccolo cavalletto che per la particolare costruzione poteva essere utilizzato anche come stativo per utilizzare la Parva nella riproduzione di piccoli oggetti o documenti collocati sullo stesso piano di su cui poggiavano le gambe dello stesso.
Di questo apparecchio furono costruiti a titolo di prova una decina di esemplari, poi il progetto fu abbandonato forse anche a seguito del trasferimento dell’ing. Bruscaglioni alla Ducati. Si passò allora allo sviluppo dei progetti di altre due fotocamere: la SAFO e la ARS, a cui in seguito venne cambiato il nome in JANUA. La Safo era un apparecchio per pellicola 35 mm in caricatori standard e formato 24×24 mm in alluminio pressofuso dall’aspetto robusto e compatto.
Montava un obiettivo San Giorgio Essegi da 35 mm 1:3,5 con possibilità di regolare il diaframma da 1:3,5 a 1:11 e di regolare la messa a fuoco da 80 cm all’infinito. L’otturatore era centrale e consentiva tempi da 1 secondo a 1/400 più la posa B.
Nella parte superiore della Safo era presente un esposimetro ottico ad estinzione e sul dorso era posizionato il regolo per calcolare le coppie tempo-diaframma da impostare.
Di questo apparecchio fu decisa la produzione di un lotto di 500 fotocamere e 2000 ottiche, nella realtà gli apparecchi completati furono solo un centinaio che non furono mai venduti all’esterno ma ceduti a dipendenti della San Giorgio mentre le ottiche in esubero furono in seguito utilizzate nella produzione di un lettore per microfilm.
Un prototipo Safo fu anche presentato alla Fiera di Milano del 1946, infatti sul Progresso Fotografico del dicembre dello stesso anno il cronista annotava “….tra i famosi binocoli della San Giorgio notiamo una interessante 24×24 mm della quale parleremo appena ci perverranno i dati tecnici al completo ….”; ma di quel interessante oggetto nessuno parlò più. L’unica fotocamera San Giorgio che entrò effettivamente in produzione anche se in un numero limitato di esemplari fu la Janua.
Una curiosità: una decina di anni fa su una rivista fotografica venne pubblicata la lettera di un lettore con la descrizione di una insolita e sconosciuta fotocamera San Giorgio con le seguenti caratteristiche: – corpo in alluminio – formato 3×4 cm su pellicola 127 – 16 fotogrammi – ottica fissa di focale non indicata e apertura massima f 5,6 – otturatore centrale con tempi da 1 secondo a 1/300 .
Ma le caratteristiche più curiose erano la presenza di due specchi riflettenti all’interno del corpo macchina per allungare il percorso della luce e poter ridurre così l’ingombro della fotocamera ed un insolito quanto poco chiaro sistema di calcolo dell’esposizione con ghiere e quadranti.